E’ un pomeriggio del maggio 1993, sto camminando sul marciapiede di Forrest Road sotto un cielo azzurro. Sono arrivato a Edimburgo l’altra sera, ogni cosa mi appare cosi diversa, la forma dei palazzi, le maniere della gente, la loro lingua. C’e’ un pub che fa angolo con un vicolo cieco. E’ proprio quello di cui mi diceva l’amico Patrick, qui c’e’ passata la storia, ci han bevuto fior di scrittori e musicisti, mi diceva. Sono curioso, varco la porta che e’ proprio sull’angolo e mi immergo in un' atmosfera di un altro tempo. Il locale, stretto e lungo, e’ decorato generosamente da un elegante legno verniciato di scuro illuminato dalla luce pomeridiana che arriva dalla vetrata.
Sul bancone una serie di rubinetti di birra alla spina. Appollaiati sugli sgabelli alcuni avventori di una certa eta’ sorseggiano in silenzio dai bicchieroni da pinta. La barista, intenta a sciacquare i vuoti dietro al banco, mi guarda e mi chiede cosa desidero da bere. Sono le cinque del pomeriggio, in questa isola deve essere arrivata l’ora del te’. Una di quelle usanze britanniche che apprendiamo a scuola. “A cup of tea, please” . Che innocenza. La barista ripete le mie parole. Ma leggo nel suo volto della perplessita’. Noto che gli anziani appoggiati al bancone si girano verso di me e mi osservano di lato, mantenendo il naso dentro la pinta. I secondi passano e il silenzio si fa imbarazzante. Devo averla detta grossa. La ragazza esce dal bar e rientra dopo qualche minuto con una scatola di te'. Ho come l’impressione che nessuno abbia mai chiesto un te qua dentro.
A venirmi incontro in questa piccola ma clamorosa brutta figura e’ uno degli anziani che mi chiede “Hello, where are you from?”
Mi sento meno solo e spaesato: “I’m from Italy” gli rispondo timidamente. “Oh.. Mi chiamo Hamish. Parlo un po’ l’italiano, mi posso sedere qui?”
Simpatico questo Hamish, capelli grigi che gli arrivano alle spalle, due occhi cerulei curiosi e sognatori.
“Certo, grazie Hamish, parli bene l’Italiano, dove lo hai imparato?"
“In Italia... con i partigiani!” mi risponde con un bel sorriso mentre alza il suo bicchiere
Mi rendo ben presto conto che stavo parlando con una personalita’ del mondo intellettuale scozzese . Un Capitano riverito e un Italianista. Sotto il suo appassionato consiglio il te’ ben presto si trasforma in un bicchiere di Lagavulin. E’ il suo whisky preferito, dal gusto torbato, forte ed elegante, l’orgoglio dell’isola di Islay.
Sono stupito e impreparato, davanti a me mi si apre un libro di storia. Mi racconta che era stato un intelligence officer delle forze britanniche nel nord Africa e mi cita una delle poesie tratte dal sua raccolta Elegie per i morti in Cirenaica.
E i racconti arrivano in Sicilia, dove aveva partecipato e alle operazioni di liberazione dai tedeschi. E poi ancor piu' a nord, Cassino, i partigiani, i prigionieri, le canzoni. In particolar modo e’ orgoglioso nel raccontarmi come fu lui, il 1° maggio 1945, a scrivere la bozza della di accettazione della resa della Repubblica Sociale Italiana (Salo’) e di averla consegnata al Maresciallo Rodolfo Graziani, diventato Ministro della Difesa della Repubblica di Salo’. Un personaggio tronfio, ex generale delle operazioni militari in Africa e gia' Governatore della Libia. Quando il capitano Henderson gli consegno' il foglio da leggere, Graziani si rifiuto’ di registrare il messaggio radiofonico: “neanche morto!” esclamo'. Ma Hamish fu risoluto : “Segua i miei ordini!” - un capitano che dava ordini ad un maresciallo! - E Graziani, a malincuore, si avvicino' al microfono...
Con la resa definitiva della Repubblica di Salo’, si chiuse il sipario della seconda guerra mondiale in Italia.
Quell’incontro al pub Sandy Bell’s fu il primo di una serie, presi l’abitudine di andarlo a trovare nel suo top flat di Melville Place, affacciato sulla verde distesa dei Meadows.
Mi piaceva ascoltarlo. Lessi le sue traduzioni in inglese dei Quaderni dal Carcere di Antonio Gramsci, e le sue versioni inglesi delle poesie dei suoi amici italiani: Saba, Gatto e Montale. Mi raccontava episodi di guerra, dei suoi compagni, mi cantava quelle canzoni che aveva imparato a contatto con i partigiani lungo la risalita dello stivale.
Mi parlo' della tradizione folk scozzese e delle registrazioni che fece nelle Highlands, dei canti popolari in lingua scots e in lingua gaelica, delle comunita' nomadi - i tinkers - con l'idea di preservare il patrimonio orale scozzese in un grande archivio sonoro: diede vita alla School of Scottish Studies.
Edimburgo mi aveva regalato un incontro straordinario.
Hamish ci lascio' nel 2002. Si racconta che nel suo taschino portava ancora il foglio della resa letta da Graziani quel lontano giorno a Firenze.
Al pub Sandy Bell’s per ricordarlo hanno creato e sistemato sopra una mensola del bar un suo busto in gesso. Un po’ per presentarlo ai nuovi avventori, un po’ per poter bere ancora in sua compagnia. C’e’ un angolo del pub dove amava sedersi, in fondo al bar. Era conosciuto come il suo Quartier Generale. Ancor oggi in questo spazio musicisti folk tirano a far notte suonando appassionate gighe, marce e reels.
51° HIGLAND DIVISION’S FAREWELL TO SICILY
Sentirla spiegata da Hamish stesso sembra quasi di rivivere il momento che lo ha ispirato:
“Nel settembre del '43 ero presso il paese di Linguaglossa, nella piana di Catania, quando udii da lontano il suono delle cornamuse. Dissi all’autista della jeep di fermarsi, scesi e tornai a piedi verso la piazza del paese.
Lì la gente era uscita tutta in strada gridando "bravii! viva gli scozzesi!".
In quel mentre su e giù per il paese stava sfilando una brigata della highland division che suonava la marcia della ritirata.
Chiesi al "Pipe Major" (Piffero Maggiore) di suonarla nuovamente. Riconobbi la melodia, era “fareweel to the Creeks” composta dal piper James Robertson di Banff. Subito dopo, i versi cominciarono a venirmi in mente.”
The pipie is dozie, the pipie is fey, He winna come roon’ for his vino the day. The sky ow’r Messina is unco an’ grey, An ’a’ the bricht chaulmers are eerie.
Then fare weel ye banks o’ Sicily, Fare ye weel ye valley and shaw. There’s nae Jock will mourn the kyles o’ ye, Puir bliddy swaddies are wearie.
Fare weel, ye banks o’ Sicily, Fare ye weel, ye valley and shaw. There’s nae hame can smoor the wiles o’ ye, Puir bliddy swaddies are wearie.
Then doon the stair and line the waterside, Wait your turn, the ferry’s awa’. Then doon the stair and line the waterside, A’ the bricht chaulmers are eerie.
The drummie is polisht, the drummie is braw He cannae be seen for his webbin’ ava. He’s beezed himsel’ up for a photy an a’ Tae leave wi’ his Lola, his dearie.
Sae fare weel, ye dives o’ Sicily (Fare ye weel, ye shieling an’ ha’), We’ll a’ mind shebeens and bothies Whaur kind signorinas were cheerie.
Fare weel, ye banks o’ Sicily (Fare ye weel, ye shielings an’ ha’); We’ll a’ mind shebeens and bothies Whaur Jock made a date wi’ his dearie.
Then tune the pipes and drub the tenor drum (Leave your kit this side o’ the wa’). Then tune the pipes and drub the tenor drum A’ the bricht chaulmers are eerie.
L’ADDIO DELLA 51 ESIMA DIVISIONE ALLA SICILIA Conosciuta come Banks of Sicily (Sponde di Sicilia)
Aria: Farewell Tae the Creeks by Pipe Major Robertson of Banff
Traduzione di Giuseppe De Biasio
Il piffero maggiore, stremato, s’e’ assopito
Non si presentera’ oggi a bere del vino
Il cielo sopra Messina è grigio e oscuro Laggiu quei rifugi cosi radiosi sono ora cosi ombrosi Addio Sicilia,
addio sponde, valli e boschi
Non c'e' nessun scozzese a salutare il tuo stretto Poveri fottuti soldati, siete ora stremati e distrutti E allora giu’ per le scale, allineatevi sul molo Aspettate il vostro turno, al largo c'e' il traghetto
E allora giu’ per le scale, allineatevi sul molo Laggiu quei rifugi cosi radiosi sono ora cosi ombrosi
Addio Sicilia,
addio sponde, valli e boschi La nostra casa ci aspetta, ma tu sei uno splendore
Poveri fottuti soldati, siete ora stremati e distrutti
Il tamburo maggiore s’e’ tirato a lucido
Risplende e abbaglia, le sue cinghie sono tutto un fulgore
S’e’ parato a festa per farsi una foto
E dare l’addio a Lola, il suo amore
Addio Sicilia
Addio sponde, case e capannoni Nella sua memoria taverne e rifugi Dove si incontrava con la sua bella
Addio Sicilia
Addio sponde, case e capannoni Nella nostra memoria taverne e rifugi Dove gentili signorine ci mettevan allegria E allora accordate le cornamusa e battete con forza il tamburo Lasciate tutti gli zaini da questa parte del muro E allora accordate le cornamusa e battete con forza il tamburo Laggiu quei rifugi cosi radiosi sono ora cosi ombrosi
Nota: La ricchezza del dialetto scozzese non mi permette una traduzione fedele in lingua italiana. Alcuni termini hanno un impatto maggiore in lingua originaria; "eerie" e’ intraducibile in italiano. Il significato si nasconde in mezzo ai seguenti aggettivi: strano, sospeso, sinistro, soprannaturale, fantastico, magico, inquieto e molti altri ancora, Quelle stesse mura amiche, quelle camere che avevano ospitato i soldati durante la loro permanenza, sembrano ora stregate e silenziose. Anche il cielo e’ stranamente grigio e sembra quasi piangere la loro partenza. Jock e’ un termine affettuoso riferito allo Scozzese.
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Alcuni punti di partenza per esplorare il mondo di Hamish Henderson:
|1| Le pagine dell' Hamish Henderson Folk Club (in Italiano)
|2| La pagina della University of Edinburgh (in inglese)
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