Dopo anni di discussione tra Regno Unito ed Europa si è arrivato ad un accordo finale. Con l’uscita del Regno Unito dall’Europa ci sono svolte geopolitiche importanti sia nell’Irlanda del Nord che in Scozia.
La prima, di fatto, rimane per almeno quattro anni nel Mercato Comune Europeo attraverso la creazione di una dogana come se fosse una nuova frontiera tra Irlanda del Nord e il resto della Gran Bretagna.
Il Regno Unito rischia di perdere l’Irlanda del Nord dove ora i separatisti hanno ripreso forza. L’accordo economico era più o meno scontato perché gli interlocutori erano economicisti. Che si trovasse un accordo sulla pesca per esempio era scontato.
La vera novità risale ad un anno fa quando fu deciso che ci sarebbe stata una dogana portuale tra l’Irlanda del Nord e la Gran Bretagna. Un elemento importantissimo perché se oggi merci e cittadini viaggiano liberamente sull’isola di Irlanda, dalla Repubblica d’Irlanda alla Irlanda del Nord le merci in viaggio verso la Gran Bretagna devono essere controllate alla dogana.
Se dovessimo semplificare oggi l’Irlanda del Nord è più dentro l’isola di Irlanda che dentro il Regno Unito. Un cambiamento epocale perché storicamente gli inglesi – non i britannici anche se i coloni locali protestanti inviati nell’Ulster erano per lo più scozzesi ma la mente dietro il progetto era inglese - stavano in Irlanda del Nord per controllarne il mare ed evitare attacchi militar contro l’Inghilterra provenienti da potenze straniere come Francia e Spagna.
In questo senso questa dogana sbiadisce la forza del controllo strategico sul canale.
Se consideriamo inoltre che i cattolici sotto ogni proiezione demografica diventeranno presto maggioranza nell’Irlanda del Nord e che, secondo accordi come quello del Venerdi Santo avranno diritto ad un referendum per decidere dove andare, la situazione per l’Inghilterra si complica molto.
E il partner americano? L’arrivo di Biden alla Casa Bianca che è un cittadino americano di origine franco-irlandese, due soggetti storicamente molto complessi da gestire dagli inglesi, non gioca molto a favore all’unità del Regno. Oggi ci sono molte condizioni in più per realizzare il sogno di chi vuole una Irlanda unita.
L’altro caso è quello della Scozia che già durante il referendum del 2016 sul Brexit aveva votato compattamente per rimanere nell’Unione Europea e che nel precedente referendum sull’indipendenza del 2014 per poco i nazionalisti scozzesi non avevano ottenuto la vittoria.
I sondaggi oggi vedono gli indipendentisti in grande crescita e lo Scottish National Party, partito di grande maggioranza nel parlamento di Edimburgo ha legato la sua sopravvivenza alla questione dell’Indipendentismo.
Il Governo di Londra sta cercando di disinnescare questa tendenza con le buone ossia offrendo maggiori collegamenti infrastrutturali, maggiori poteri devoluti, maggiori incentivi economici. Ma gli Scozzesi però non sembrano starci e nel corso di quest’anno assisteremo ad una recrudescenza della questione scozzese.
La geopolitica del Regno è in gran subbuglio.
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